“Si trasforma in un razzo missile, coi circuiti di mille valvole, tra le stelle sprinta e va…”. Non è Ufo Robot ma così si potrebbe commentare il debutto di Avio a Piazza Affari dove, più che di un atterraggio, dovremmo parlare di un decollo visto che in pochi giorni di contrattazione il titolo è salito di un 30 per cento con scambi vorticosi soprattutto dal primo giorno di quotazione sul segmento Star di Borsa Italiana avvenuto lunedì. Parliamo di un gioiello italiano dell’high tech, tra i leader mondiali in un settore come quello della propulsione spaziale dove Avio occupa una posizione rilevante nel mercato dei lanciatori. Un’azienda specializzata in razzi che portano nello spazio i satelliti utilizzati per la telefonia e i canali televisivi, i servizi Internet e la geolocalizzazione satellitare. Fino a una decina di anni fa a mandare satelliti nello spazio erano gli Stati, ora i due terzi del mercato sono coperti da società private come Google tanto che si stima che i satelliti messi in orbita raddoppieranno dai 642 del 2010-2015 ai 1318 del 2016-2020. Comprensibile quindi l’interesse per l’esordio a Piazza Affari di questa società che può contare su un portafoglio ordini di 900 milioni di euro che dovrebbe garantire più di 3 anni di lavori già assicurati. Ma è una quotazione particolare. Quella che oggi è diventato Avio era in realtà un titolo già quotato fino a poche settimane fa che conoscevano pochi addetti ai lavori. Una società di nome Space2, quotata su un segmento di Borsa Italiana (il mercato degli Investment Vehicles) ricca di cassa ma senza business e a caccia di una preda. Una Spac (Special purpose acquisition company) costituita solo per raccogliere capitale tramite un collocamento in Borsa per poi fondersi o acquisire altre aziende. Dal 2011 queste società “contenitore” nate a Wall Street hanno avuto il via libera anche per Piazza Affari: con questo strumento è possibile raccogliere fondi presso gli investitori con una quotazione, trovare una società bersaglio da acquisire e incorporarla per fusione inversa offrendo la strada della quotazione senza passare dalla tradizionale Ipo. Una sorta di “utero in affitto” finanziario. Avio viene quindi incorporata da Space2, arriva a Piazza Affari sul segmento Star, con le quotazioni che schizzano a razzo, premiando soprattutto gli azionisti e i promotori di questa società veicolo (Spac) che hanno organizzato il tutto. Prima dell’operazione Avio era stata valutata qualche mese fa 180 milioni, compreso il debito e ora già capitalizza più di 315 milioni. Non sono più gli Stati a mandare in orbita i satelliti, ma i gruppi privati (tra cui Google): un nuovo settore sempre più strategico La società Space che ha fatto da “lanciatore” di Avio è una Spac fondata da nomi molto noti nell’alta finanza italiana: Gianni Mion ex Edizione Holding (e da un anno circa presidente di Banca Popolare di Vicenza con la “missione” di non farla precipitare, ndr), Sergio Erede (studio legale fra i più importanti in Italia), Carlo Pagliani (Morgan Stanley), Edoardo Subert (Rothschild) e Roberto Italia. Quest’ultimo è stato nominato presidente di Avio.
Conosce bene la società visto che è stato per anni il super consulente del fondo di private equity, Cinven (presiede la società di advisory in Italia). Cioè proprio il fondo che ha ceduto la società a Space qualche mese fa di cui Italia è anche membro del management team come senior partner. “L’occasione arriva solo a colui che è ben preparato” diceva il filosofo olandese Spinoza e nel caso dell’operazione Avio il club dei finanzieri di Space (che già avevano portato in Borsa con un’operazione analoga le matite di Fila) hanno dimostrato di essere al posto giusto e nel momento giusto (e con le persone giuste) quando il fondo inglese Cinven ha deciso dopo 10 anni di uscire del tutto da Avio. Un’operazione chiusa con un bel guadagno per Cinven che già aveva incassato nel dicembre 2012 circa 800 milioni di euro cedendo agli americani di General Electric per 3,3 miliardi di euro la divisione Aeronautica di Avio per tenersi quella Spazio. In principio era il gruppo Fiat a detenere Avio Spa, l’ex Fiat Aviazione, ma nel 2003 il gruppo torinese alle prese con la crisi del settore automobilistico e diverse scelte sballate fu costretta a metterla in vendita per fare cassa. Ad acquistarla allora fu un consorzio formato dal fondo di private equity Carlyle Group e per il 30 per cento da Finmeccanica per una valutazione all’epoca di 1,5 miliardi di euro. Meno di tre anni dopo Carlyle esce di scena con una plusvalenza di 1 miliardo di euro e con la cessione a Cinven con l’85%, Finmeccanica si posiziona col 15 per cento. In autunno Space 2 rileva la quota di Cinven e coinvolge Leonardo-Finmeccanica che risale dal 14 al 28 per cento nel capitale di Avio. Il vero affare lo fanno sicuramente gli azionisti di Space2 che si trovano a detenere un gioiello italiano acquisito a un prezzo di realizzo e trovano così il modo di utilizzare metà della liquidità che avevano raccolto nell’estate 2015 con la partecipazione più di 80 investitori italiani ed esteri (tra cui il solito Urbano Cairo in qualità di investitore privato) oltre ai fondatori. Fra tutte le cose che ha tagliato e ceduto senza pietà Mauro Moretti, amministratore delegato uscente di Leonardo-Finmeccanica, almeno un’acquisizione potrà quindi vantarla e in un settore strategico come quello della propulsione per lanciatori spaziali e missili che potrebbe assumere un ruolo chiave nell’attuazione del piano caldeggiato da anni in convegni e documenti dal ministro della Difesa Roberta Pinotti per avere una difesa comune europea.