I pennarelli Giotto, le matite Fila, Das e Pongo sbarcheranno a Piazza Affari sotto il cappello della capogruppo Fila della famiglia toscana Candela.
Ma non sarà un tradizionale ipo con le banche impegnate a collocare azioni per creare il flottante. Fila, con i suoi 240 milioni di ricavi, di cui l’80% raccolti
all’estero, arriverà in Borsa con la sofisticata scorciatoia della Spac, un veicolo già quotato che ha raccolto 130 milioni con l’advisor Lazard.
E la regia di alcuni personaggi noti della finanza: il vice presidente di Edizione, Gianni Mion, l’avvocato Sergio Erede, i banchieri Edoardo Subert e Carlo Pagliani, Roberto Italia di Cinven, Elisabetta De Bernardi e Alfredo Ambrosio. Gli stessi che un anno e mezzo fa hanno creato Space con 130 milioni raccolti presso istituzionali e l’hanno quotata. Poi sono partiti alla caccia dell’occasione giusta.
L’alchimia l’hanno trovata con l’amministratore delegato Massimo Candela, 49 anni, ultima generazione alla guida della Fabbrica italiana lapis e affini.
Il board di Space ha deliberato ieri la fusione con Fila (Bep e Pedersoli i legali) che sarà approvata dalle assemblee di metà febbraio.
A maggio scatterà l’incorporazione dell’azienda, assistita da Leonardo &co, in Space e sul listino approderà il titolo Fila. Prima al segmento Miv, poi entro l’anno al listino principale. Fila vedrà i Candela al 52-55% e i sottoscrittori di Space, che poi sono il flottante, tra il 30,4% e il 34,5%, a seconda del recesso.
Intesa Sanpaolo venderà il suo dopo un lungo percorso di sostegno dell’azienda. Vei capital ridurrà dal 17,7% al 10%. Incasseranno 39 milioni.
ln Fila entreranno 50-60 milioni che porteranno a zero i debiti. «Cosi l’azienda potrà fare investimenti importanti, ancora più ambiziosi —, spiega Mion che sarà il presidente non esecutivo —. Ma sarà sempre Candela a scegliere le carte, noi daremo il supporto». Il primo effetto sarà l’acquisizione subito del controllo dell’indiana Wfpl, un presidio chiave in un mercato in crescita, poi sarà la volta del Brasile. «Fila ha le potenzialità per diventare come la Lego — dice Mion — perché ha dimensioni ancora contenute ma una realtà globale.
Starà anche a noi sostenerla integrando aziende leader. Cercavamo una famiglia di imprenditori orientati al lungo periodo e manager internazionali».
All’azienda viene attribuito un valore d’impresa di circa 290 milioni: 7,3 volte l’ebitda 2014 e 11,5 l’utile netto.
Daniela Polizzi